mercoledì 30 aprile 2014

Io e la mia moto: un amore atteso a lungo

Molti (specie tra quelli che lo disapprovano) mi chiedono perchè ho una moto (figuriamoci poi quando scoprono che non ne ho una ma due). La domanda completa sarebbe: perchè una donna sceglie di avere una moto invece di spendere i suoi soldi in cose più adatte alla sua natura femminile, come i vestiti, le scarpe o le borsette firmate. A parte che le mie moto le ho pagate meno di certe borsette firmate che pure mi piacciono, direi che alla domanda non è facile dare una risposta.
Diciamo pure che a piccola ero un po' maschiaccio, e insofferente alle regole della buona società. E soprattutto a quelle che volevano i maschietti impegnati in determinate attività e le femminucce in altre. Spesso trovavo i giochi di mio fratello molto più divertenti dei miei. Che noia: a me regalavano sempre le bambole, si assomigliavano tutte e non sapevo più dove metterle.
C'è una parte di me che la moto l'ha sempre desiderata. Da piccola quando guardavo i cartoni giapponesi a volte c'era il personaggio della ragazza selvaggia che arriva in moto sgommando e sfida la protagonista (che invece era di solito una signorina carina e di buone maniere): quanto mi piaceva quella scena!

Un po' più avanti scoprii nuovi idoli nelle serie televisive. Su Happy Days, in mezzo a tutte le brave ragazze con la gonna a ruota e i capelli cotonati c'era la bad girl Leather Tuscadero, che la gonna non la portava mai, cantava e suonava in una rock band e andava in giro in moto.

E in un'altra serie per ragazzine che si chiamava l'Albero delle mele, ambientata in una scuola femminile, le mie simpatie andavano alla giovane Jo, ragazza dei quartieri bassi (ma prima della classe), che passava il tempo libero a fare manutenzione alla sua Kawasaki mentre le sue amiche andavano per negozi.
Sì, quelle ragazze alternative e un po' ribelli erano le eroine a cui volevo assomigliare.
Ma questo era il sogno. Convertirlo in pratica fu tutt'altro che cosa immediata.
Innanzitutto non vengo da una famiglia di motociclisti, anzi: i miei le moto le han sempre detestate, e da ragazzina non mi concessero neppure il motorino. Non avevo un fidanzato motociclista, e neppure amici motociclisti. E a parte i sogni adolescenziali non sapevo nulla di come fosse davvero una moto.
Diciamo che non ci pensai proprio per tantissimi anni, e se ci pensavo era come a qualcosa che stava su un pianeta lontano. Finchè un giorno la cosa dal pianeta lontano non mi atterrò sotto il naso. Un ragazzo della mia cerchia in occasione della sua laurea si regalò la moto che sognava. Niente di strepitoso, una specie di enduro stradale, 600 di cilindrata e 140 all'ora col vento a favore... però a vederla così, nuova, fiammante, lucida, sembrava una regina parcheggiata in mezzo ai motorini e alle bici. Qualcosa si accese dentro e cominciò a bruciare. E manco a farlo apposta ci fu anche un amico dell'amico che poco dopo se la comprò, e poi un'altro ancora. E qualche tempo dopo anche una mia carissima amica mi annunciò di essere in procinto di diventare centaura. A quel punto non c'erano più ragioni che tenevano: anche io dovevo avere una moto.
Però i soldi erano pochissimi (avevo appena preso casa), e praticamente nessuno mi incoraggiava. Anzi, quando ne parlavo alla gente in genere raccoglievo commenti di scherno o di disapprovazione. E poi c'era sempre il dettaglio che dell'argomento ero parecchio digiuna. Cominciai a leggere tutto quello che trovavo in giro a riguardo: riviste, forum, blog... presi a frequentare motociclisti (dato che ero single perchè non dare la preferenza a quelli?), visitavo i concessionari come le mie amiche i negozi del centro... scoprii che le moto potevano essere di tanti tipi: c'erano le enduro, le sportive, le stradali nude... che potevano essere a due cilindri o a quattro, ma anche a uno solo o addirittura a tre (cosa che a me pareva assurda!), che ce n'erano per tutte le tasche, anche per quelle molto leggere come le mie, che per andare in moto non è necessario un fisico da orco, specie se si sceglie un modello alla propria portata. E scoprii che le donne che andavano in moto non erano così poche come pensavo. Anzi: ce n'erano pure di più basse e mingherline di me.
E finalmente un bel giorno lei arrivò nel mio garage:

La chiamai Little Wing, perchè era piccola di motore e di dimensioni, e perchè casa Honda ha un'ala spiegata per simbolo. La comprai di quarta mano, ma in buone condizioni, con pochi km e gomme nuove. La "piccola ala" che mi serviva per spiccare il volo.