sabato 8 novembre 2014

Storie di motocicliste: Miriam Orlandi “quella delle Americhe”



Ho conosciuto finalmente Miriam quest’anno dopo una vita che ne sentivo parlare. È una donna dall’aria tipicamente mediterranea: mora, formosa, con occhi neri intensi e appassionati. Veste in modo poco convenzionale: un casual comodo indice del suo lato profondamente pratico, ma vivacizzato con accessori etnici coloratissimi, che rivelano il suo spirito d’avventura e il suo amore per le culture lontane.  In due parole: una grande sognatrice... ma coi piedi ben piantati per terra.

 
Io e Miriam all'EICMA 2014

Di mestiere fa la fisioterapista, e ha due grandi passioni: la moto, che guida da quando aveva vent’anni, e l’escursionismo.
Nell’ottobre del 2008 accade che Miriam prende la sua moto, una vecchia BMW 100GS gialla e nera che lei chiama la Cocca, e la porta da Brescia a Genova, e la carica su una nave diretta in Argentina. Qualche settimana dopo parte anche lei. Nella valigia ha poche cose: tenda e sacco a pelo, quattro magliette, sei mutande, due pantaloni, un paio di stivali, un paio di sandali. E il casco da moto, naturalmente. Così inizia un’avventura straordinaria, da Buenos Aires alla Terra del Fuoco, e poi si fa per lungo tutto il continente: Cile, Perù, Paesi del centro America, e poi Messico, Stati Uniti, Canada, fino all’Alaska. 

L'incredibile viaggio di Miriam


Le strade che percorre non sono quelle più brevi, ma quelle “più interessanti”, spesso sterrate, spesso conducono a luoghi impervi. Non ha grandi sponsor alle spalle, né appoggi sicuri in loco su cui contare… e al momento della partenza non parlava bene neppure lo spagnolo. E non era neanche tanto sicura di farcela, perché l’impresa sembrava davvero titanica. 

Miriam con la Cocca

Il grande viaggio nei progetti doveva durare nove mesi, ma alla fine ce ne vogliono molti di più, ventitré addirittura. Questo perché come spesso accade nella vita non tutto va sempre come ci si apsetta. Ci sono stati degli imprevisti da superare, in genere legati a rotture meccaniche con lunghi mesi di attesa per avere i ricambi (eh, non è che quando rompi il cardano e sei dall’altra parte del mondo ne trovi subito uno pronto per rimpiazzarlo), ed effettuare le riparazioni. E in tutto questo tempo Miriam che fa? Semplicemente vive… si guarda intorno, gode dei luoghi in cui si trova in ogni particolare, incontra gente…  lavora come può, che si tratti di fare fisioterapia alle vecchiette del posto, o scattare foto per riviste locali. Insomma, non le considera affatto perdite di tempo, ma occasioni per scoprire cose nuove e vivere esperienze indimenticabili.
Al suo rientro, dopo quasi due anni vissuti in modo così folle e intenso, Miriam si sente quasi a disagio a rientrare nella vita normale. In fondo quella che noi chiamiamo "vita normale" le è sempre stata un po' stretta. Allora decide di condividere la sua esperienza con il prossimo, forse perché in questo modo è un po’ come riviverla, e continuare il viaggio in modo che non finisca mai. E allora ecco il suo sito www.ioparto.eu e soprattutto il suo libro Io parto, nel quale potrete trovare tutti i particolari di questa incredibile avventura, di cui io vi ho potuto dare solo qualche breve accenno.