Quando ho
cominciato a scoprire pian piano il mondo delle moto, ben prima di possederne
una, sono rimasta molto sorpresa di scoprire quanto sia vasto e quante
categorie e stili contenga.
C’erano le
custom, le moto per eccellenza nei film americani, che meritavano di esser
prese in considerazione solo per quello. E poi io ero ero pur sempre stata tra
quelle segretamente innamorate di quel fustaccio di Renegade.
C’erano le
moto da fuoristrada, enduro e cross (di cui all’epoca non mi era molto chiara
la differenza), c’erano le sportive con le carene integrali e le moto “nude”, e
poi quelle turistiche e quelle da trial. E se poi si passa a considerare marca
per marca la confusione aumentava ancora.
Insomma si fa presto a dire moto… ma quale era quella
che davvero faceva per me?
Il mio primo
amore sono state le moto da enduro… bè, non quelle da enduro vero, ma piuttosto
le enduro stradali: Pegaso, Transalp...
Mi ispiravano perché mi davano l’impressione
di essere maneggevoli e piuttosto leggere, pur avendo una cilindrata di tutto
rispetto. Purtroppo erano anche piuttosto alte di sella. Io che non sono
particolarmente bassa ci toccavo, ma non con tutto il piede, cosa che mi dava
un senso di scarsa sicurezza.
Allora mi sono
orientata sulle naked (moto “nude” perché stradali ma senza la carenatura delle
sportive): una posizione di guida abbastanza comoda e un’altezza della sella da
terra abbastanza ridotta per permettermi di toccare con sicurezza con entrambi
i piedi. E poi erano più versatili, ci si poteva avventurare in autostrada
senza troppi patemi, caricarci su qualche borsa, e all’occorrenza anche andarci
in due stando relativamente comodi. Sì, una naked era la scelta giusta.
Ma a due o a
quattro cilindri? La differenza non mi era ben chiara. A due cilindri, leggevo,
si ha la coppia massima in basso. Che tradotto in soldoni significa che la moto
inizia a tirare bene da subito, si ha più ripresa ai bassi giri e si cambiano
un po’ meno le marce. Per contro sarà anche un po’ più brusca e scontrosetta. Coi
quattro cilindri meno ripresa ai bassi ma maggior allungo in velocità, e il
vantaggio di una moto più docile e progressiva. Insomma, l’uno o l’altro
portava dei pro e dei contro.
Era il
periodo delle gite nei concessionari. Alla Honda avevano le ultime Hornet a
carburatori in super-offerta, visto che c’era in arrivo il nuovo modello.
Honda Hornet
Stupende,
ma con quasi 100 cavalli mi sembravano un po’ sovradimensionate per me, e poi
non me la sentivo di prendere un mezzo nuovo, seppure sottocosto, un usato mi
pareva più adeguato.
Alla Ducati avevano i Monster, di varie cilindrate… ma
anche quelli non mi convincevano: troppo bruschi di motore, troppo sportivi di
posizione… ma soprattutto… troppo costosi per le mie tasche!
Monster Ducati
Il mio grande
sogno era la SV 650 N (moto che aveva appena preso la mia amica Manu, che me ne
diceva un gran bene): due cilindri, una settantina di cavalli, un peso
abbastanza contenuto (abbondantemente sotto i 200 kg), una linea agile e accattivante.
magari non gialla...
Eppure c’era qualcosa che mi tratteneva, la sentivo ancora come troppa roba per
me.
Un gradino
più sotto c’erano tre moto quasi “gemelle” anche nell’estetica.
Suzuki GS 500
Kawasaki ER-5
Honda CB 500
Moto spartane,
efficienti, parsimoniose nei consumi e nella manutenzione. Anche i prezzi erano
abbastanza simili.
Dopo lunghe
riflessioni scartai la prima per il raffredamento ad aria e la seconda per via del freno posteriore a
tamburo. La Honda aveva qualche cavallo in più e delle finiture un po’ migliori
rispetto alle due concorrenti, quindi alla fine scelsi quella. E mi buttai a
capofitto a cercare un’occasione tra gli annunci dei privati, visto che i
concessionari quando chiedevo se ce l’avevano mi guardavano schifati. Ne trovai
una che aveva cambiato quattro proprietari in sei anni, ma aveva pochi km,
gomme praticamente nuove, e bauletto gigante compreso nel prezzo. E me la
portai a casa.
la mia moto... per la prima volta in garage
Ricordo che la feci vedere tutta orgogliosa a un tizio che avevo
frequentato e che millantava una certa esperienza di moto… e me la stroncò in
pieno. Con le seguenti motivazioni:
è troppo
pesante;
è troppo alta
di sella;
è troppo
brusca;
è troppo poco
potente;
ha delle
sospensioni orribili;
ha il passo
troppo lungo;
è troppo
nuda;
è troppo
nera.
E mi
suggeriva che avrei fatto meglio a prendere piuttosto un Monster o una moto sportiva.
Io ci rimasi
piuttosto male, perché a quel tempo credevo che fosse uno che di moto ci capiva
un po’… impressione che in seguito si rivelò abbastanza infondata. Comunque mi tenni la
moto… il tizio invece non so più neppure che fine abbia fatto, e non posso dire che sia stata una gran perdita.
Alla fine se dovessi dare un consiglio a a qualcuno (magari una ragazza, perchè gli uomini non chiedono consiglio e sanno o credono di sapere già tutto) che deve scegliere la sua prima moto non direi: scegli quella che ho scelto io. Direi piuttosto: per prima cosa prendila usata, e non troppo specialistica, perchè chi inizia ad andare in moto non sa quale sia la moto adatta a lui, e non sa neanche se gli piacerà davvero andarci.
Poi alla fine vanno tutte abbastanza bene... magari meglio non troppo pesanti e non troppo potenti... si può imparare con tutte quante. La cosa veramente importante è alla scelta ci arrivi da te, studiando, informandoti, leggendo recensioni, ascoltando tanti pareri... insomma: che la moto la scelga tu perchè piace a te e ne sei convinta, e non perchè Tizio o Caio ha detto che è meglio questa piuttosto che quell'altra.
Il CB coi
suoi 175 kg e i suoi 58 cavalli era una moto più che adeguata per me. Anzi, per
i primi tempi era pure
sovradimensionata. Quando imparai a guidarla e a capirla pensai che
difficilmente avrei trovato un’altra moto così adatta a me, e questo in parte
lo penso ancora. Il bicilindrico in linea faceva sì che riprendesse bene anche
ai bassi, ma al tempo stesso non aveva lo strappo violento di una Ducati. Il peso
non era eccessivo, e l’impostazione non troppo spinta perdonava abbastanza qualche
errore da neofita. E i 58 cavalli erano il giusto da non mettere in difficoltà chi
come me avrebbe avuto problemi a gestirne troppi, ma anche da permettere
qualche uscita a lungo raggio con un po’ di autostrada in mezzo (specie dopo
che ci avevo messo un parabrezzino che riparasse un po’ dall’aria addosso). Non
che non avesse difetti (che la moto senza difetti devono ancora inventarla)… ma
era la mia prima moto, e l’amai come si amano le prime moto: di un amore totale
e folle. Io ero la mia moto e lei era me.
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