venerdì 16 maggio 2014

In viaggio: Verdon e Route de grandes Alpes – agosto 2010

Nell’estate 2010 ritenevo di aver accumulato una discreta esperienza, diciamo abbastanza da considerarmi “principiante avanzata” e non più principiante assoluta. Attendevo con ansia il momento del mio secondo viaggio importante, dopo la memorabile cavalcata attraverso i Balcani dell’anno prima. Avevamo organizzato tutto quanto: itinerari, soste, luoghi da visitare… e poi è andato tutto in modo completamente diverso. 

Per prima cosa ho dovuto cambiare compagni di viaggio. A dieci giorni dalla partenza Filippo aveva dei grossi problemi di lavoro che hanno fatto saltare tutto. Mi disse: almeno tu che puoi non rovinarti le vacanze, vai anche senza di me. Ma non mi piaceva l’idea di viaggiare in solitudine, così mi rivolsi a un grosso forum che frequentavo assiduamente, e mi aggregai a un gruppo di ragazzi che stava organizzando un giro per la settimana di Ferragosto. 

E qui il secondo cambiamento: la destinazione. Non più l’Europa dell’est, come era nel progetto originario, ma la Francia: le Alpi provenzali e le gole del Verdon. L’itinerario si presentava magnifico, con tanta montagna, tante curve e paesaggi mozzafiato. 

Il terzo cambiamento, il più imprevisto e traumatico, fu quello della moto. Un paio di giorni prima della partenza le prime avvisaglie: la mia inossidabile Little Wing aveva qualche problema, con tutta probabilità di batteria. Siccome non c’era tempo di provvedere essendo sotto Ferragosto all’inizio decisi di partire con la moto così com’era, confidando nella buona sorte, e nella presenza costante di qualche buonanima pronta a darmi una spinta. Ma quando mi trovai al casello di Piacenza, dove avevo appuntamento con gli altri, con la moto spenta che non voleva saperne di ripartire, e trattandosi di un casello non era possibile avviarla a spinta capii che partire in quelle condizioni per un viaggio così impegnativo sarebbe stato un azzardo. Filippo mia aveva accompagnata lì col Bandit. Così ci venne un’idea: io avrei preso il Bandit per il viaggio, e lui nel frattempo avrebbe usato la mia moto. In cinque minuti passammo i bagagli da una moto all’altra: bauletto, borsone e borsa da serbatoio. Il Bandit 1250 è una moto fantastica per viaggiare, e mooooolto più comoda del mio CB. Purtroppo pesa anche cinquanta chili di più (altrimenti sarebbe la mia moto ideale in assoluto!), e da ferma si sentono tutti quanti. In movimento no, e anzi, è molto maneggevole per una moto di quella stazza, e anche i cavalli in più si gestiscono senza difficoltà. Dovevo essere tra tutti quella con la moto più piccola, leggera e parsimoniosa, e eccomi invece con quella più grossa, pesante e assetata di carburante. In realtà però i consumi sono stati contenuti, grazie anche al mio polso da fermona: diciamo in linea con gli altri milloni del gruppo. Sono molto felice di aver avuto l’occasione di fare un viaggio con la Bandita.




Non conoscevo affatto i miei sette compagni di viaggio, a parte Michela, una ragazza di Brescia con cui avevo già fatto delle uscite in passato. Il gruppo era piuttosto eterogeneo per età ed estrazione. Ma mi sono trovata molto bene con loro, proprio come fossero amici i vecchia data.
eccoci qua; in piedi Gianni, Alessandro, io, Sabbia; accosciati: Piero, Alex, Michela e Raz


Il piano di viaggio era organizzato così: una giornata per portarci sul luogo (passando il confine a colle Tenda e facendo il Turini) e sistemarci in albergo (avevamo prenotato una locanda che ci metteva a disposizione un grande stanzone per una cifra davvero irrisoria: 15 euro a notte a testa!).

 Il giorno seguente era tutto da dedicare al canyon del Verdon, un luogo spettacolare, una gola scavata tra le rocce e profonda 700 metri. Il fiume Verdon forma anche una serie di laghi, sulle cui sponde abbiamo fatto la sosta pranzo (con bagnetto).
Laghi del Verdon

il Verdon... da 700 m d'altezza

Alex no limits

I tre giorni successivi erano tutti per la Route des grandes Alpes e i mitici passi del Tour de France. Nell’ordine: Gorges de Daluis, - Col de la Cayolle (2326m) - Col de la Bonette (2804 m) ,- Col de Vars (2108m)  - Col d'Izoard (2360m) - Col du Lautaret (2058m),  Col du Galibier – (2677m),  Col de l'Iseran,  (2764m),  Passo del Piccolo San Bernardo e rientro in Italia.
Gorges de Daluis

Barcellonnette

La Bonette

Le salite francesi portano ad altezze vertiginose, ma sono meno secche e meno tortuose di quelle italiane. Niente di paragonabile a uno Stelvio o un Mortirolo. Essendo meno tecniche permettono un approccio con meno affanno. La strada della Cayolle, bellissima dal punto di vista paesaggistico, presentava purtroppo un asfalto piuttosto infame, irregolare, pieno di buche e di gobbe. Rifacendola tre anni dopo ho notato che non era cambiato affatto. Alla Bonette, la via asfaltata più alta d’Europa, tirava un vento assassino talmente gelido che non ho avuto il coraggio di togliermi il casco. Fantastico l’Izoard, con i suoi pinnacoli rocciosi che sembravano sciogliersi sul fianco ghiaioso della montagna. 

Izoard

Galibier


Ai piedi dell’Iseran la sosta notturna a Bonneval, un piccolo villaggio dall’aria fiabesca, con le casette in legno e pietra dal tetto in ardesia, e fiori colorati ovunque.

Casetta degli orsetti a Bonneval

La parte motociclisticamente più tecnica l’abbiamo affrontata dopo il passo del Piccolo san Bernardo, scendendo verso Aosta: una serie di tornanti che pareva senza fine, per di più col tempo che dopo averci graziato fino a quel momento pareva volgere al brutto. 
Piccolo san Bernardo



Poco prima di Aosta il gruppo si è diviso: io e altri due, diretti verso il Triveneto, abbiamo imboccato l’autostrada per abbreviare i tempi. Gli altri (emiliani e lombardi) che avevano meno strada da fare, invece per statale.


Il mio viaggio si è concluso come quello dell’anno precedente, con un motoraduno: quello del moto club Pippo Zanini a Rovereto, dove mi stava aspettando Filippo con la mia Little Wing… e devo dire che per quanto mi fossi divertita alla follia con la Banditona la mia motina piccina mi era tanto mancata, e non vedevo l’ora di riaverla con me. 


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