Nell’estate
2010 ritenevo di aver accumulato una discreta esperienza, diciamo abbastanza da
considerarmi “principiante avanzata” e non più principiante assoluta. Attendevo
con ansia il momento del mio secondo viaggio importante, dopo la memorabile
cavalcata attraverso i Balcani dell’anno prima. Avevamo organizzato tutto
quanto: itinerari, soste, luoghi da visitare… e poi è andato tutto in modo completamente
diverso.
Per prima cosa ho dovuto cambiare compagni di viaggio. A dieci giorni
dalla partenza Filippo aveva dei grossi problemi di lavoro che hanno fatto
saltare tutto. Mi disse: almeno tu che puoi non rovinarti le vacanze, vai anche
senza di me. Ma non mi piaceva l’idea di viaggiare in solitudine, così mi
rivolsi a un grosso forum che frequentavo assiduamente, e mi aggregai a un
gruppo di ragazzi che stava organizzando un giro per la settimana di
Ferragosto.
E qui il secondo cambiamento: la destinazione. Non più l’Europa
dell’est, come era nel progetto originario, ma la Francia: le Alpi provenzali e
le gole del Verdon. L’itinerario si presentava magnifico, con tanta montagna,
tante curve e paesaggi mozzafiato.
Il terzo cambiamento, il più imprevisto e
traumatico, fu quello della moto. Un paio di giorni prima della partenza le
prime avvisaglie: la mia inossidabile Little Wing aveva qualche problema, con
tutta probabilità di batteria. Siccome non c’era tempo di provvedere essendo
sotto Ferragosto all’inizio decisi di partire con la moto così com’era, confidando
nella buona sorte, e nella presenza costante di qualche buonanima pronta a
darmi una spinta. Ma quando mi trovai al casello di Piacenza, dove avevo
appuntamento con gli altri, con la moto spenta che non voleva saperne di
ripartire, e trattandosi di un casello non era possibile avviarla a spinta
capii che partire in quelle condizioni per un viaggio così impegnativo sarebbe
stato un azzardo. Filippo mia aveva accompagnata lì col Bandit. Così ci venne
un’idea: io avrei preso il Bandit per il viaggio, e lui nel frattempo avrebbe
usato la mia moto. In cinque minuti passammo i bagagli da una moto all’altra:
bauletto, borsone e borsa da serbatoio. Il Bandit 1250 è una moto fantastica
per viaggiare, e mooooolto più comoda del mio CB. Purtroppo pesa anche
cinquanta chili di più (altrimenti sarebbe la mia moto ideale in assoluto!), e
da ferma si sentono tutti quanti. In movimento no, e anzi, è molto maneggevole
per una moto di quella stazza, e anche i cavalli in più si gestiscono senza
difficoltà. Dovevo essere tra tutti quella con la moto più piccola, leggera e parsimoniosa,
e eccomi invece con quella più grossa, pesante e assetata di carburante. In realtà
però i consumi sono stati contenuti, grazie anche al mio polso da fermona:
diciamo in linea con gli altri milloni del gruppo. Sono molto felice di aver
avuto l’occasione di fare un viaggio con la Bandita.
Non conoscevo
affatto i miei sette compagni di viaggio, a parte Michela, una ragazza di Brescia con cui
avevo già fatto delle uscite in passato. Il gruppo era piuttosto eterogeneo per
età ed estrazione. Ma mi sono trovata molto bene con loro, proprio come fossero
amici i vecchia data.
eccoci qua; in piedi Gianni, Alessandro, io, Sabbia; accosciati: Piero, Alex, Michela e Raz
Il piano di
viaggio era organizzato così: una giornata per portarci sul luogo (passando il
confine a colle Tenda e facendo il Turini) e sistemarci in albergo (avevamo
prenotato una locanda che ci metteva a disposizione un grande stanzone per una
cifra davvero irrisoria: 15 euro a notte a testa!).
Il giorno seguente era
tutto da dedicare al canyon del Verdon, un luogo spettacolare, una gola scavata
tra le rocce e profonda 700 metri. Il fiume Verdon forma anche una serie di
laghi, sulle cui sponde abbiamo fatto la sosta pranzo (con bagnetto).
Laghi del Verdon
il Verdon... da 700 m d'altezza
Alex no limits |
I tre giorni
successivi erano tutti per la Route des grandes Alpes e i mitici passi del Tour
de France. Nell’ordine: Gorges de Daluis, - Col de la Cayolle (2326m) -
Col de la Bonette (2804 m) ,- Col de Vars (2108m) - Col d'Izoard (2360m) - Col du Lautaret (2058m), Col du Galibier – (2677m), Col de l'Iseran, (2764m), Passo del Piccolo San Bernardo e rientro in
Italia.
Gorges de Daluis
Barcellonnette
La Bonette
Le salite francesi portano ad altezze vertiginose, ma sono
meno secche e meno tortuose di quelle italiane. Niente di paragonabile a uno
Stelvio o un Mortirolo. Essendo meno tecniche permettono un approccio con meno
affanno. La strada della Cayolle, bellissima dal punto di vista paesaggistico,
presentava purtroppo un asfalto piuttosto infame, irregolare, pieno di buche e
di gobbe. Rifacendola tre anni dopo ho notato che non era cambiato affatto. Alla
Bonette, la via asfaltata più alta d’Europa, tirava un vento assassino talmente
gelido che non ho avuto il coraggio di togliermi il casco. Fantastico l’Izoard,
con i suoi pinnacoli rocciosi che sembravano sciogliersi sul fianco ghiaioso
della montagna.
Izoard
Galibier
Ai piedi dell’Iseran la sosta notturna a Bonneval, un piccolo
villaggio dall’aria fiabesca, con le casette in legno e pietra dal tetto in ardesia, e
fiori colorati ovunque.
Casetta degli orsetti a Bonneval
La parte motociclisticamente più tecnica l’abbiamo
affrontata dopo il passo del Piccolo san Bernardo, scendendo verso Aosta: una
serie di tornanti che pareva senza fine, per di più col tempo che dopo averci graziato
fino a quel momento pareva volgere al brutto.
Piccolo san Bernardo
Poco prima di Aosta il gruppo si
è diviso: io e altri due, diretti verso il Triveneto, abbiamo imboccato l’autostrada
per abbreviare i tempi. Gli altri (emiliani e lombardi) che avevano meno strada
da fare, invece per statale.
Il mio viaggio si è concluso come quello dell’anno
precedente, con un motoraduno: quello del moto club Pippo Zanini a Rovereto,
dove mi stava aspettando Filippo con la mia Little Wing… e devo dire che per
quanto mi fossi divertita alla follia con la Banditona la mia motina piccina mi
era tanto mancata, e non vedevo l’ora di riaverla con me.
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